Prima di fare gli esami del sangue: ecco cosa devi sapere se hai il raffreddore

Le analisi del sangue rappresentano uno degli strumenti diagnostici più utilizzati per monitorare lo stato di salute o per individuare eventuali patologie. Tuttavia, sottoporsi a questi esami quando si è affetti da raffreddore solleva spesso interrogativi: è opportuno rimandare? I risultati possono venire alterati? Quali precauzioni sono essenziali per evitare interpretazioni errate? Comprendere cosa accade nel corpo durante un’infezione virale e come questa potrebbe influenzare i risultati di laboratorio è fondamentale per prepararsi adeguatamente all’esame e ottenere dati realmente affidabili.

Il raffreddore e il suo impatto sugli esami del sangue

Il raffreddore, generalmente causato da un virus appartenente ai rhinovirus, comporta la comparsa di sintomi quali congestione nasale, mal di gola, febbricola e talvolta dolori muscolari. Pur essendo una condizione benigna e autolimitante, durante la fase acuta l’organismo mette in atto una risposta immunitaria che può indurre lievi alterazioni nei parametri del sangue, talvolta visibili anche agli esami di routine.

Tra i principali valori che possono risultare modificati durante un raffreddore figurano:

  • Globuli bianchi (leucociti): è possibile osservare un lieve aumento, dovuto alla normale attivazione delle difese immunitarie volte a contrastare l’infezione virale. In particolare, i neutrofili possono mostrare una crescita modesta che non deve allarmare il paziente in assenza di segnali di infezione batterica più seria.
  • Proteina C reattiva (PCR): questo marcatore di infiammazione sistemica può innalzarsi leggermente, indicando la presenza di un processo infiammatorio acuto in atto.
  • Velocità di eritrosedimentazione (VES): anche questo parametro può risultare più alto del normale per un breve periodo, riflettendo la risposta infiammatoria stimolata dall’infezione.

Nonostante queste possibili alterazioni, per la maggior parte delle persone un raffreddore lieve non ha un impatto tale da richiedere interventi specifici o modificare terapie, soprattutto se l’esame è stato richiesto come controllo di routine. Al contrario, in presenza di sintomi sistemici più marcati, febbre alta o nei soggetti affetti da altre patologie, è sempre bene consultarsi con il medico prima di procedere.

Quando è consigliato rimandare il prelievo?

La decisione di posticipare o meno il prelievo dipende essenzialmente da alcuni fattori chiave, tra cui:

  • Motivo dell’esame: se l’analisi del sangue è urgente (ad esempio per monitorare una condizione grave o impostare una terapia fondamentale), è preferibile effettuarla comunque, informando il laboratorio sullo stato febbrile o influenzale in corso. Sarà poi il medico a valutare i risultati alla luce della possibile influenza del raffreddore.
  • Tipologia di esami richiesti: alcuni test ematologici sono più sensibili all’infiammazione, come l’emocromo completo e i marcatori di infezione o infiammazione (PCR, VES), mentre test come quelli di funzionalità renale o epatica risultano meno influenzati da una lieve infezione virale.
  • Severità dei sintomi: un raffreddore con sintomi blandi ha generalmente un’influenza trascurabile sui risultati; in caso di febbre elevata o sintomi importanti, rimandare può ridurre il rischio di dati alterati così da evitare interpretazioni fuorvianti.
  • Presenza di altre patologie: per chi soffre di disturbi autoimmuni, ematologici o immunodeficienze, il quadro infiammatorio potrebbe risultare più complesso; è quindi indicato attendere la guarigione prima di sottoporsi a esami non urgenti.

In linea generale, se l’indagine di laboratorio non è impellente, risulta consigliabile attendere la completa guarigione dal raffreddore, così da salvaguardare l’attendibilità dei risultati e semplificare la valutazione clinica da parte dello specialista. Questa precauzione aiuta a ridurre il rischio di falsi positivi o di inutili approfondimenti diagnostici che possono derivare da modesti e temporanei scostamenti dei valori ematochimici.

Precauzioni e raccomandazioni prima del prelievo

Chi si trova ad affrontare un raffreddore nei giorni precedenti agli esami del sangue dovrebbe adottare alcune precauzioni fondamentali per ottimizzare la validità degli esiti:

  • Comunicare sempre al personale sanitario la presenza di sintomi influenzali: fornire questa informazione al momento del prelievo permette di annotare possibili spiegazioni per eventuali alterazioni riscontrate.
  • Seguire alla lettera le indicazioni del medico riguardo la tempistica del prelievo e le modalità di preparazione (digiuno, astensione da farmaci non indispensabili, ecc.).
  • Evitare sforzi fisici intensi e l’assunzione di farmaci non prescritti il giorno precedente l’esame, in quanto anch’essi possono interferire con alcuni parametri ematici.
  • Mantenere un’adeguata idratazione, che favorisce il regolare prelievo e riduce il rischio di errori dovuti a emoconcentrazione.
  • Rinviare l’esame in caso di febbre elevata o influenza acuta, purché la situazione lo consenta e previa autorizzazione dello specialista curante.

È importante ricordare che ogni referto ematico va sempre interpretato dal medico curante, il quale saprà contestualizzare eventuali anomalie in relazione sia al quadro clinico sia agli eventi intercorrenti, come un banale raffreddore. L’autovalutazione senza un confronto professionale può portare a inutili ansie o a decisioni terapeutiche inappropriate.

Esami del sangue specifici ed eccezioni

In alcune circostanze, il raffreddore può rappresentare proprio il motivo della richiesta di controlli ematochimici aggiuntivi. Ad esempio, nei sospetti di un’infezione batterica sovrapposta, di una mononucleosi o in casi di sintomatologia anomala che si prolunga oltre la durata tipica di una infezione virale, il medico può prescrivere indagini specifiche quali:

  • Emocromo completo con formula, utile a valutare la tipologia di leucocitosi (prevalenza di neutrofili nel batterico, di linfociti nel virale);
  • Test per anticorpi anti-EBV in caso di sospetto di mononucleosi;
  • Valutazione VES, PCR, tampone faringeo, in presenza di sintomi di faringite persistente o grave (come nel sospetto di faringite streptococcica);
  • Marcatori di infiammazione (PCR, VES) per confrontare il quadro nelle infezioni ricorrenti.

È opportuno sottolineare che, al di là di queste eccezioni, nella maggior parte dei casi i sintomi di raffreddore non richiedono controlli ematologici, soprattutto nei soggetti sani e senza altre patologie in atto. L’attesa della guarigione resta la raccomandazione più condivisa per garantire l’accuratezza dei futuri controlli e per evitare la necessità di ripetere gli esami inutilmente.

In sintesi, la presenza di un raffreddore non rappresenta, nella maggioranza dei casi, una controindicazione assoluta all’esecuzione degli esami del sangue, ma può condizionarne la lettura e la valutazione clinica, soprattutto se la sintomatologia è intensa. Il dialogo costante con il proprio medico, il rispetto delle indicazioni e la conoscenza delle possibili variabili sono elementi chiave per affrontare serenamente e in modo consapevole l’appuntamento con i test ematici.

Lascia un commento