Cosa sta succedendo al prezzo dell’oro: è in salita o in discesa?

Negli ultimi mesi il prezzo dell’oro sta registrando una netta tendenza al rialzo. Le principali banche d’affari e gli osservatori dei mercati internazionali concordano su una prospettiva di crescita proiettata almeno fino alla fine del 2025. Questa dinamica segue un 2024 già caratterizzato da incrementi eccezionali del valore del metallo prezioso, nonostante fattori tradizionalmente ostili come il rafforzamento del dollaro USA e rendimenti reali crescenti dei titoli di stato americani, che in passato avrebbero dovuto pesare negativamente sull’attrattività dell’oro.

Fattori che spingono il prezzo verso l’alto

Tra le cause principali di questa salita spicca l’aumento della domanda da parte delle banche centrali, che si sta dimostrando strutturale rispetto agli anni precedenti. Una recente analisi di Goldman Sachs indica che a dicembre 2024 la domanda mensile delle banche centrali ha raggiunto livelli record: 108 tonnellate acquistate contro una media pre-2022 di appena 17 tonnellate. La Cina, in particolare, ha svolto un ruolo determinante, incrementando i propri acquisti in modo significativo.

Considerando questi dati, la stima aggiornata per la domanda delle banche centrali arriva a 50 tonnellate mensili, proiezione che secondo Goldman Sachs avrà un impatto rialzista valutato attorno al 9% sulle quotazioni dell’oro entro dicembre 2025.

  • Domanda di ETF: Seppur meno impattante rispetto alle banche centrali, il mercato degli exchange traded fund legati all’oro (ETF) mantiene una pressione positiva sui prezzi.
  • Incertezza geopolitica e commerciale: I rischi di nuove tensioni internazionali, specialmente tra Stati Uniti, Europa e Cina, alimentano l’oro come bene rifugio in caso di crisi o volatilità dei mercati finanziari.
  • Sviluppi macroeconomici: L’aspettativa di tassi di interesse ancora relativamente alti negli Stati Uniti e l’incertezza sulle politiche future della Federal Reserve giocano un ruolo decisivo, ma nonostante ciò la corsa all’oro non si è fermata.

Le previsioni dei principali player finanziari

L’ottimismo degli analisti si riflette nelle più recenti previsioni di prezzo. Secondo Goldman Sachs, il valore dell’oro potrebbe raggiungere 3.100 dollari l’oncia entro la fine del 2025, con uno scenario alternativo che vede un possibile picco a 3.300 dollari qualora persistano livelli elevati di incertezza internazionale.

Queste stime sono superiori a quelle di altri importanti istituti: la ricerca di Intesa Sanpaolo prevede per il 2025 una quotazione compresa tra 2.450 e 2.700 dollari l’oncia, segnalando comunque un trend nettamente positivo rispetto agli anni precedenti, supportato sia dalla crescita globale moderata sia da dinamiche macroeconomiche diversificate tra Stati Uniti ed Europa.

Deutsche Bank, un altro riferimento per il mercato, conferma la prospettiva rialzista prevedendo una prosecuzione dell’ascesa del prezzo anche per l’anno corrente. Questo clima di fiducia risulta ancor più significativo se si considera che nel 2024 il lingotto ha segnato una crescita sorprendente, rompendo le tradizionali correlazioni con il dollaro e i rendimenti dei titoli di stato americani.

Rischi e possibili ostacoli al trend rialzista

Sebbene la prospettiva attuale sia chiaramente favorevole, esistono fattori di rischio che potrebbero intensificare la volatilità o interrompere l’attuale slancio. Tra gli elementi di attenzione figurano:

  • Stretta monetaria più aggressiva: Se la Federal Reserve dovesse decidere per una politica di rialzo dei tassi più marcata del previsto, l’oro potrebbe perderne in appeal rispetto ad altri strumenti di investimento.
  • Nuovi equilibri politici: L’esito delle elezioni negli Stati Uniti e la stabilità politica in Europa, in particolare in Germania e Francia, potrebbero modificare sensibilmente lo scenario delle macroeconomia globale e dei flussi di capitale.
  • Ritorno agli investimenti a rischio: Una ripresa decisa dell’appetito per il rischio sui mercati finanziari, sospinta magari da una crescita economica sopra le attese, potrebbe ridurre la domanda di oro come bene rifugio.

Va comunque evidenziato che, secondo la maggioranza degli osservatori, i parametri tradizionali su cui in passato si fondavano le valutazioni per l’oro sono profondamente mutati. La nuova dinamica, basata su acquisti strategici delle banche centrali e una domanda meno sensibile alle oscillazioni di dollaro e tassi, sembra conferire maggiore solidità alla crescita del prezzo rispetto ai cicli precedenti.

L’oro come bene rifugio: motivazioni e prospettive

Il ruolo dell’oro come bene rifugio resta centrale nelle strategie di diversificazione patrimoniale, specialmente in periodi d’incertezza. L’oro è storicamente considerato uno strumento di protezione dal rischio di inflazione, svalutazione monetaria e shock geopolitici, caratteristiche che in questo ciclo risultano ancor più valorizzate dall’aumento delle riserve da parte delle banche centrali, in particolare in Asia e in alcune economie emergenti.

Secondo l’analisi di OroVilla, benché l’andamento sia soggetto a possibili aggiustamenti e fluttuazioni anche significative, la tendenza di lungo periodo appare diretta verso nuovi massimi storici. Investitori istituzionali e privati, consapevoli delle sfide legate all’instabilità globale e ai cicli politici ed economici, continuano pertanto a considerare l’oro un baluardo fondamentale del proprio portafoglio.

Per chi si avvicina per la prima volta agli investimenti in oro, si consiglia attenzione alle oscillazioni di breve periodo ma anche fiducia nella resilienza del settore, sostenuto da una domanda sempre più ampia e diversificata e da prospettive di valore capaci di superare le incertezze momentanee.

In conclusione, tutte le principali fonti riportano un mercato dell’oro in fase ascendente, alimentato da forti flussi di capitale istituzionale e da un contesto macroeconomico che favorisce il mantenimento e la crescita del valore del metallo prezioso nel tempo.

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