Negli ultimi anni, il costo effettivo di mantenere i risparmi su un conto corrente è aumentato in modo significativo per milioni di italiani. Questa dinamica non solo impatta sulla capacità di far crescere il proprio patrimonio, ma può anche avere effetti rilevanti sul valore reale dei propri risparmi. Analizzare in dettaglio tutte le principali componenti di costo, i rischi impliciti e le strategie per ottimizzare la gestione della liquidità è fondamentale per ogni risparmiatore attento.
Le voci di costo: dalle spese fisse alle tasse occulte
Gestire un conto corrente comporta molteplici spese ricorrenti, alcune spiegate chiaramente dall’estratto conto, altre più subdole e indirette ma non meno dannose. Secondo i dati Bankitalia aggiornati al 2022, il costo medio annuo di un conto corrente italiano si attesta sui 104 euro, con un trend crescente (+9,3 euro rispetto al 2021) dovuto soprattutto all’aumento delle spese fisse, che incidono per oltre il 63% sull’aumento complessivo.
Le tipologie di costi principali includono:
- Canone annuo e spese di gestione: pagamenti per il mantenimento e l’utilizzo ordinario del conto.
- Imposta di bollo: su giacenze medie annue superiori a 5.000 euro scatta il prelievo statale fisso di 34,20 euro l’anno, che salgono a 100 euro per le persone giuridiche.
- Commissioni sulle operazioni: bonifici, prelievi, emissione di assegni e altri servizi spesso prevedono un costo accessorio.
- Ritenuta sugli interessi: quei (pochi) conti che ancora offrono interessi lordi, vedono questi ultimi tassati con una ritenuta fiscale del 26%.
Il ruolo dell’inflazione: una “tassa nascosta” sui risparmi
Oltre ai costi visibili, chi lascia i propri risparmi fermi su un conto corrente subisce una potente erosione del potere d’acquisto dovuta all’inflazione. In pratica, mentre le somme depositate rimangono invariate, il loro valore reale cala ogni anno, riducendo la quantità di beni e servizi acquistabili. In periodi di inflazione elevata, questa perdita può raggiungere percentuali a doppia cifra e superare di gran lunga i costi dichiarati dalla banca o imposti dal fisco.
Il potere d’acquisto degli italiani, come sottolineano analisi più recenti, si deteriora inevitabilmente quando i rendimenti offerti dai conti correnti non compensano la crescita dei prezzi. Per molti istituti, i tassi d’interesse sono ormai quasi nulli e, per ottenere condizioni migliori, è spesso necessario vincolare il capitale su appositi conti deposito.
Quanta liquidità è davvero consigliabile tenere sul conto?
La tentazione di conservare buona parte dei risparmi in liquidità è comprensibile, complice l’incertezza economica e il bisogno di gestire emergenze. Tuttavia, gli esperti raccomandano una selettiva ponderazione delle somme da mantenere su un normale conto corrente, suggerendo come “cuscinetto” una cifra sufficiente a coprire 3-6 mesi di spese personali o familiari. Oltre questa soglia, l’immobilizzo di capitale diventa controproducente.
Tenere troppi soldi inattivi espone a diversi svantaggi:
- Crescita dei costi fissi e variabili: maggiori sono le somme, più alte le commissioni collegate a operazioni e servizi accessori.
- Imposta di bollo automatica: superare la soglia dei 5.000 euro comporta un prelievo annuale certo.
- Bassissimi (spesso nulli) interessi: la remunerazione della liquidità ordinaria è trascurabile.
- Erosione sistematica del capitale reale: l’effetto cumulativo dell’inflazione colpisce con la massima intensità i risparmi “fermi”.
Strategie e alternative per tutelare il valore dei risparmi
Per limitare le perdite e valorizzare i risparmi, la soluzione più semplice consiste nel diversificare la gestione della liquidità. Il corretto equilibrio si ottiene affidando al conto corrente il ruolo di strumento per le spese ricorrenti ed emergenziali e destinando l’eccesso ad altre forme di investimento o risparmio più produttive.
Abitudini utili per gestire i conti
- Confronto periodico tra diversi conti: valutare offerte con canone ridotto e zero spese per le operazioni di base è il primo passo per tagliare i costi.
- Domiciliazione delle utenze e uso mirato della banca online: spesso le banche digitali prevedono commissioni azzerate per operazioni a distanza.
Scelte alternative di investimento
- Conti deposito vincolati: permettono di bloccare una parte dei risparmi con un ritorno superiore rispetto ai conti correnti ma con la rinuncia alla piena disponibilità.
- Prodotti finanziari diversificati: dai titoli di Stato agli ETF, esistono molte soluzioni per proteggere e potenzialmente far crescere il capitale in modo più efficiente rispetto alla semplice giacenza.
- Valutare fondi pensione o soluzioni assicurative: strumenti fiscalmente agevolati utili per piani di lungo periodo.
Praticare una corretta suddivisione dei risparmi riduce sensibilmente il rischio di perdita “invisibile” e permette di minimizzare tasse, costi e commissioni inutili, adattando le scelte in funzione delle proprie abitudini, della propensione al rischio e degli obiettivi finanziari complessivi.
In conclusione, il vero costo di mantenere i risparmi su un conto corrente non si riduce alle voci di spesa visibili. Vanno sempre considerate anche le “tasse occulte” come l’inflazione e il potenziale mancato guadagno alternativo, ricordando che la corretta gestione della liquidità passa da una consapevole suddivisione tra esigenze di breve termine e pianificazione di lungo periodo. Approfondire i meccanismi del conto corrente e aggiornarsi sulle offerte disponibili è una sana abitudine di ogni risparmiatore moderno.